La musica è la colonna sonora della nostra vita, in ogni occasione destinata a suscitare emozione, dal primo incontro alla parata militare, dal campionato di calcio alla vacanza estiva, dalla ninna nanna all’idolo pop, dalla suoneria del telefonino al compleanno – è un ingrediente praticamente essenziale. Resta però un mistero per i biologi come mai l’uomo apprezzi tanto la musica, visto che non esistono prove che sia utile alla sopravvivenza. Per quale motivo, allora, l’evoluzione avrebbe dovuto inserire nel cervello umano questa fonte di piacere e commozione? Già Charles Darwin scrisse che la capacità di apprezzare e creare musica rientra tra le facoltà più misteriose di cui la natura umana è dotata.
Ma la musica è tuttora un mistero, un groviglio dì cultura e abilità innate che i ricercatori tentano di districare e nessuno sa spiegare perchè sia presente in tutte le culture. Sottoponendo a Pet cerebrale un gruppo di musicisti intenti all’ascolto di brani musicali scelti su indicazione dei soggetti in quanto provocavano in loro emozione ed euforia, i ricercatori hanno notato che la musica attiva sistemi neurali di gratificazione e piacere simili a quelli stimolati dal cibo, dal sesso e dalle droghe.
Se la musica dipende da circuiti neurali deputati ad altri scopi il fatto che l’uomo la apprezzi è una fortunata casualità, non legata all’evoluzione. Steven Pinker, psicologo della Harvard University, paragona la musica ad una “leccornia uditiva” che ha l’unico scopo di stimolare piacevolmente varie importanti aree cerebrali, proprio come un boccone prelibato solletica il palato.
Tra queste aree rientrano quella deputata al linguaggio (cui la musica per molti versi si sovrappone), la corteccia uditiva, il sistema di risposta agli stimoli emotivi presenti in una voce umana che piange o sussurra parole dolci, il sistema motorio che inietta il ritmo nei muscoli quando si cammina o si balla.
Secondo l’analisi di Pinker è la capacità di attivare simultaneamente tutti questi importanti sistemi che rende lo stimolo musicale così potente. Ma poiché ciascun sistema si è evoluto per ragioni indipendenti, dal punto di vista evolutivo la capacità di apprezzare ia musica non sarebbe diversa dalla capacità di apprezzare un dessert, originata dall’intensa stimolazione delie papille gustative reattive alle sostanze dolci e grasse.
Altri psicologi evoluzionisti, però, sono convinti che la capacità di apprezzare la musica non sia casuale. Darwin suggerì che i nostri progenitori, ancor prima di acquisire la padronanza della parola, si sforzavano di affascinare l’altro sesso attraverso le note musicali e il ritmo. La trasmissione genetica ha privilegiato i geni dell’individuo possessore di caratteristiche risultate attraenti nell’ambito del corteggiamento, da qui anche ia comparsa di ornamenti privi in sè di una immediata valenza ai fini della sopravvivenza, come ia coda dei pavoni. Sempre secondo Darwin è proprio perchè la musica ha origine dal corteggiamento che è associata ad alcune delle passioni più forti che un essere umano possa provare.
Dal momento che coinvolge un numero così elevato di facoltà cerebrali, è garanzia dell’integrità dell’organo nel suo insieme. E poiché pare che la musica nelle antiche culture fosse spesso collegata alla danza, sarebbe altresì un indicatore di buona costituzione fisica: chiunque suonasse e danzasse bene segnalava a un potenziale patner l’eccellenza dei propri geni mentali e fisici.
Altri psicologi sostengono però che la teoria del corteggiamento non renda pienamente giustizia a un’altra importante dimensione della musica: il ruolo nel rafforzare le relazioni sociali e nel coordinare le attività di ampi gruppi di persone. Il canto di gruppo, suggerisce Robin Dunbar della Liverpool University, può avere rappresentato un forte stimolo di coesione di gruppo. E’ provato, sostiene il ricercatore, che cantare in chiesa, per esempio, liberi endorfìne, ormoni cerebrali reputati importanti ai fini della coesione sociale mediante emozioni di piacere. Altri studiosi aggiungono che il ruolo della musica nella storia dell’evoluzione umana sia stato quello di segnalare ai gruppi rivali la propria coesione: esibendosi in canti e danze un gruppo dava dimostrazione agli avversari di possedere le capacità e la coordinazione necessarie a prevalere in una contesa, evitando così lo scontro. Esemplare la Haka degli All Biacks ma anche i cospicui finanziamenti stanziati dal pentagono a beneficio delle bande militari (163 milioni di dollari nel ’97) conferiscono una certa risonanza a questa ipotesi…. (Nicholas Wade, New York Times).